Saman, il padre: "Credo l'abbiano uccisa lo zio e i cugini, non siamo stati io e mia moglie"

"Noi uscimmo di casa, lei andò nella strada, era buio, non abbiamo visto nulla".

(Prima Notizia 24)
Giovedì 20 Marzo 2025
Bologna - 20 mar 2025 (Prima Notizia 24)

"Noi uscimmo di casa, lei andò nella strada, era buio, non abbiamo visto nulla".

"Il 29 aprile non è stato fatto niente da nessuno, quello che è successo, è successo il 30, ma io non so, adesso, cosa è successo e cosa è stato fatto. Ho sentito Danish che ha dichiarato che erano presenti lui e gli altri due, quindi penso siano stati loro tre".

Così Shabbar Abbas, il papà di Saman, la ragazza uccisa a Novellara nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, in una dichiarazione spontanea in Corte d'Assise d'Appello a Bologna, resa in pachistano con l'aiuto di un traduttore, riferendosi allo zio Danish Hasnain e ai due cugini della ragazza.

Lo zio è stato condannato a 14 anni e i due cugini assolti, mentre i genitori di Saman sono stati condannati all'ergastolo. Durante la scorsa udienza, Danish aveva riferito di essere arrivato nelle serre vicino alla casa di Saman e di aver visto sua nipote già morta, aggiungendo di aver soltanto aiutato i due cugini a seppellire il suo cadavere.

"Non sono stata io a uccidere mia figlia", ha dichiarato, piangendo, la madre di Saman, Nazia Shaheen. Vestita di un abito tradizionale e con un velo blu scuro che le copriva la testa, ha reso la sua testimonianza attraverso un interprete. "Io sembro essere in vita ma in realtà mi sento morte e finché non morirò passerò la mia vita piangendo. Ho insistito di voler rientrare in Italia per dire la verità. Non riesco a dimenticarmi di Saman, ho sempre il suo ricordo".

"Siamo usciti insieme, ho visto Saman che si stava incamminando molto velocemente. Poi l'ho vista sparire", ha detto ancora la donna, per poi chiedere la sospensione dell'udienza. La donna ha raccontato che quella sera la figlia aveva detto di voler tornare in comunità, e che i due avevano cercato in tutti i modi di farla desistere dalle sue intenzioni.

"Voglio precisare - ha aggiunto la donna - che non siamo stati noi genitori a uccidere nostra figlia. Abbiamo fatto molta fatica a crescere i nostri figli. Ho forte dolore, dal momento in cui l'ho scoperto fino ad oggi. Lo avrò per tutta la vita". 

L'estraneità dei due coniugi all'omicidio è stata riaffermata anche da Shabbar: "Come ha detto mia moglie noi uscimmo di casa, lei", Saman, "andò nella strada, era buio, non abbiamo visto nulla", ha detto l'uomo. "Pochi momenti prima c'era stata una chiamata di Saman, che aveva fatto dal bagno: ha detto 'vieni a prendermi'. Pensavo fosse il ragazzo con cui stava e per quello chiamai Danish per dirgli: fatevi trovare per dargli una lezione, ma non picchiatelo troppo", ha proseguito, riaffermando quanto aveva già raccontato in precedenza nelle dichiarazioni a conclusione del processo di primo grado a Reggio Emilia, in cui è stato condannato all'ergastolo insieme a sua moglie.

"Uscii di casa per vedere che non facessero qualcosa di grave, ma non ho visto nessuno, non ho sentito nessuna voce. La mattina dopo chiesi a Danish cosa avevano fatto col ragazzo, mi dissero che non avevano fatto niente, non erano neanche venuti sul posto". Poi "siamo partiti per il Pakistan", ha concluso.


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