Sei sicuro di voler sbloccare questo articolo?
"Non si comprende sulla scorta di quali evidenze il gip abbia ritenuto che gli incarichi di progettazione siano stati affidati a Scandurra in ragione della sua funzione pubblica e non dell'attività di libero professionista".
"Non si comprende sulla scorta di quali evidenze il gip abbia ritenuto che gli incarichi di progettazione siano stati affidati a Scandurra in ragione della sua funzione pubblica e non dell'attività di libero professionista".
"Non è stato dimostrato il patto corruttivo" di cui è accusato Alessandro Scandurra, componente della commissione paesaggio a cui sono stati revocati gli arresti domiciliari disposti a luglio, nell'ambito dell'indagine condotta dalla Procura di Milano sull'urbanistica del capoluogo lombardo.
"Non si comprende - prosegue il Riesame nelle motivazioni sulla revoca dei domiciliari - sulla scorta di quali evidenze il gip abbia ritenuto che gli incarichi di progettazione siano stati affidati a Scandurra in ragione della sua funzione pubblica e non dell'attività di libero professionista. A diverse conclusioni potrebbe giungersi" se "fosse stato dimostrato il patto corruttivo, ma ciò non è avvenuto".
"Sarebbe sufficiente, per il Gip, l'esistenza di un pagamento e lo svolgimento della funzione pubblica in presunto conflitto di interessi per poter ritenere sussistente un accordo corruttivo" e tale "semplificazione argomentativa è svilente", prosegue il Riesame.
Secondo i giudici, c'è "un quadro fattuale confuso" nelle indagini condotte dai pm, per questo non sono stati ravvisati gravi indizi di colpevolezza a carico di Scandurra.
APPUNTAMENTI IN AGENDA