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La prima personale dell’artista francese alla Galleria Continua: disegni che trasformano tensioni, fede e natura in un racconto visivo potente.
La prima personale dell’artista francese alla Galleria Continua: disegni che trasformano tensioni, fede e natura in un racconto visivo potente.
“Adel è un nome che richiama spesso l’attenzione ed è bello che Roma risponda cosi positivamente - afferma Giusy Ragosa direttrice di Galleria Continua di Parigi, introducendo l’artista francese - con Adel è stato un incontro piacevole. Lavoriamo insieme da anni. Abbiamo fatto anche una mostra a Parigi un anno e mezzo fa, ma la voglia di Roma era molto presente anche per Galleria Continua. Adel Abdessemed ha percorso il mondo esponendo in tanti musei internazionali”.
La mostra, presso Galleria Continua, all’interno del prestigioso e straordinario Hotel The St. Regis Rome, è visitabile fino al 28 febbraio 2026.
Con questo artista di fama mondiale, la gallera torna ad animare la scena culturale della capitale, riaffermando la propria vocazione a costruire dialoghi tra linguaggi, generazioni e territori.
Adel Abdessemed, artista francese di origine berbera, inaugura un nuovo programma di mostre, progetti e collaborazioni dedicati alla vitalità della ricerca artistica contemporanea.
Lo stesso artista introducendo alla sua prima personale nella capitale dichiara: “Primavera Romana” è una stagione introspettiva in cui Roma risveglia i suoi segreti più profondi. Un dialogo intimo con la Città Eterna, la sua luce, le sue ombre e i suoi silenzi. Questa città che osserva tanto quanto si lascia osservare”.
Nucleo centrale del lavoro di Adel sono temi divisivi anche quando si celano sotto una superficie apparentemente quieta. Per questa occasione l’artista ha scelto di esporre una serie di disegni a pastello su carta e a carboncino, realizzati con tratto insieme nervoso e accurato utilizzando un carboncino particolare che, ha spiegato lui stesso, “si trova sotto terra ed è una sorta di minerale”.
Primavera Romana raccoglie un nutrito numero di disegni che spaziano dalla dimensione intima ai grandi formati. Le opere, esposte per nuclei tematici, riassumono la produzione grafica di Adel dal 2010 fino al 2025. Fra le sue creazioni più recenti c’è quella di un grande agnello, simbolo cristiano di redenzione e innocenza, placidamente seduto su un piedistallo di candelotti di dinamite. Un contrasto veramente sorprendente, un sotterraneo presagio di minaccia, uno dei temi più frequentemente trattati dall’artista. Sempre del 2025 è il disegno di un asino, appartenente alla serie “Politics of Drawings” di cui l’artista dice: “non si sa dove stia andando questo asino, Montale diceva che la casa è il cammino e il cammino è la casa”.
Accanto all’immagine dell’Agnello, sempre nella prima sala, Histoire de l’art, un grande disegno a carboncino su carta ritrae il Cristo crocifisso al quale è stato aggiunto un braccio di filo spinato a doppio taglio. Ne emerge la straordinaria potenza della figura del Cristo della Passione, la sua capacità di accogliere la sofferenza di tutti con la rappresentazione del corpo umano e divino che ha sempre stimolato la sperimentazione estrema da parte degli artisti. Le linee del disegno si uniscono alle linee aggrovigliate del filo spinato, facendo letteralmente balzare il braccio in tre dimensioni. Abdessemed riproduce quella tensione dolorosa delle membra contratte del Cristo, aggiungendo all’immagine del crocefisso un braccio composto da vero filo spinato. Del grande disegno di oltre due metri Adel afferma “E’ un omaggio al Cristo, è un grido all’umanità universale, perché è stato assassinato”.
Questa forte immagine di Cristo è posta sulla parete di fronte ad un’altra un’immagine metafisica altrettanto potente di significato e dimensioni, Politics of the Studio, Pope i cui si vede Piazza San Pietro, vuota, silenziosa, battuta dall’acqua e dal vento e sullo sfondo un solitario Papa in preghiera. Quest’opera del 2020, su due fogli di carta uniti, rappresenta una immagine metafisica che ha fatto il giro del mondo durante il periodo del Covid.
L’artista spesso utilizza segni e simboli religiosi. Nella serie Nature Morte Adel Abdessemed si confronta con il mondo inanimato delle cose raffigurando, a carboncino e pastello, vasi con splendide composizioni di rose recise, rami, melograni ma anche micce e candelotti di dinamite legati, disposti artisticamente attorno alla loro base. In queste opere si manifesta con forza una tensione tra l’estetica delle immagini e la violenza delle idee che queste sottendono.
Sul melograno, frutto della lotta tra la vita e la morte, frutto del Cantico d’Amore nel Cantico dei Cantici, Adel afferma: “Il melograno per me è molto importante e lo è anche per la mia storia. Da noi quando si nasce si sotterra la placenta accanto ad una pianta di melograno”.
Un cappello da cowboy di colore grigio, realizzato con filo spinato, che volteggia libero nella sala, rappresenta la guerra, le recinzioni e le prigioni.
Nella visione di Abdessemed anche gli animali possono diventare nature morte, come i pesci che ha immortalato all’interno di un bicchiere di cui lui stesso dice: “sono natura morta vivente, un bagliore sospeso tra movimento e immobilità, dove la vita sembra stare sull’orlo del proprio silenzio”. “Il bicchiere d’acqua riempito di vita è molto vicino al mio modo di lavorare perché far uscire qualcosa nel mio lavoro devo svuotare il lago per far uscire i pesci”.
Adel Abdessemed felice di questa sua prima personale a Roma dichiara: “E’ una città ricca di storia e qui, come fosse il mio atelier, lascio che queste immagini molto semplici si presentino e portino con sé una complessità e densità di significati".
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