ARTE. Azzinari a Calcutta tra i bimbi di Madre Teresa

Un Natale molto speciale questo di quest’anno per il famoso pittore calabrese di San Demetrio Corone Franco Azzinari, che ha scelto l’India come meta ideale per concludere il suo “viaggio artistico” tra i bambini più poveri del mondo, e che alla fine diventerà una mostra internazionale dal titolo”Eyes in color”.

di Pino Nano
Sabato 27 Dicembre 2025
Roma - 27 dic 2025 (Prima Notizia 24)

Un Natale molto speciale questo di quest’anno per il famoso pittore calabrese di San Demetrio Corone Franco Azzinari, che ha scelto l’India come meta ideale per concludere il suo “viaggio artistico” tra i bambini più poveri del mondo, e che alla fine diventerà una mostra internazionale dal titolo”Eyes in color”.

“Non potevo non venire fin qui - ci dice al telefono appena uscito dalla casa che oggi ospita la salma di Madre Teresa di Calcutta- e non potevo non dedicare una parte importante della mia nuova rassegna pittorica ai bambini che Madre Teresa ha aiutato per tutta la sua vita, creando per loro orfanotrofi e centri di assistenza pediatrica per tutta l’India”.

A Calcutta Franco Azzinari rimarrà per quasi due mesi, alla ricerca di “volti” da ritrarre e di bambini da raccontare con i colori che tradizionalmente lui usa per i suoi lavori, una ricerca quasi maniacale di storie di infanzia negata e di violenze subite in una terra dove la miseria si tocca con mano in ogni angolo delle strade, e che lo porterà in giro per tutta l’India, seguendo il corso del Gange, ma soprattutto- dice lui seguendo i mille percorsi di preghiera e di carità di Madre Teresa ”.

Sulla tomba di Madre Teresa di Calcutta, Franco Azzinari ha lasciato in segno di devozione alcune sue prove d’autore, alcune fotografie del lavoro già svolto, alcune bozze delle sue tele, che presto diventeranno una grande mostra antologica sul mondo dell’infanzia, partendo proprio dai bambini dell’Amazzonia, ripresi e ritratti nel cuore della loro foresta, “con una luce negli occhi -dice Franco Azzinari- che non ho mai trovato da nessun’altra parte al mondo”.

Una volta concluso questo suo viaggio nei luoghi più poveri e disperati dei Sud del mondo- aggiunge il maestro “- vorrei portare in dono a Papa XIV il frutto di questo mio lavoro perché il Papa possa benedire questi bambini anche da lontano, ma soprattutto per ricordare al mondo occidentale e che io conosco benissimo quanta sofferenza e quanta povertà ci sia ancora in giro per il mondo”.

40 tele diverse, 40 capolavori, 40 ritratti, da cui viene fuori il mondo dell’infanzia negata, dove i bambini crescono ai margini della foresta, a volte da soli, senza genitori, affidati alla natura e alla cura degli stessi animali che sono il loro regno e la loro famiglia, un vero e proprio dossier iconografico da affidare allo sguardo e all’attenzione di chi oggi racconta il mondo con gli occhi forse distratti dalla modernità e dal consumismo.

“Quello che i primi giorni qui mi è mancato moltissimo e di più, prima in Amazzonia, poi in India– racconta Azzinari- è il collegamento con internet, la mia voglia di essere continuamente collegato con il mondo, eppure qui ci sono zone dove per settimane sei solo con te stesso, isolato da dio e dagli uomini, e dove questi bambini nascono e crescono e diventano adulti senza nessun giocattolo o senza nessun tablet che li tenga informmati di quanto accade nel resto del pianeta. Questo che io ora proverò a raccontare con le mie tele sarà proprio questo pianeta del silenzio, queste zone buie che vivono solo della luce reale del sole che nasce e che tramonta. Nient’altro. Ecco perché ho scelto questa volta i bambini come soggetti privilegiati del mio nuovo racconto artistico, e farò di tutto perché questa mia mostra faccia il giro del mondo. Vede, alla mia età il denaro non serve più, quello che ho guadagnato in tutti questi anni lo spenderò per girare il mondo e proseguire in questa mia ricerca pittorica, perché voglio che la mia pittura sia ricordata in futuro come una pittura di testimonianza e di denuncia. E’ un modo per restituire agli altri quello che gli altri hanno dato a me in termini di riconoscimenti pubblici e volte anche solenni. Ed è soprattutto la maniera più bella, spero, per dire grazie anche alla mia terra natale che è la Calabria, la vecchia Arberia, da dove anch’io appena bambino, nato poverissimo e senza nessuno, sono partito in cerca di fortuna”..

“Il pittore del vento”, dunque - come lo definiva sempre Vittorio Sgarbi in uno dei loro tanti momenti di confronto comune- cambia pelle, cambia luoghi da dipingere, e questa volta punta il dito “contro chi ignora le miserie dei Sud del mondo”, cosa lui per la verità oggi che fa con una abilità pittorica e una dimestichezza artistica che hanno già fatto di lui in passato un grande artista della fine del 900 e inizi del 2000, un genio del colore, consacrandolo nei grandi consessi artistici internazionali che più contano. Ma si vede che tutto questo alla fine a lui non basta più.


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